(from a conference held by Ca’ Foscari University of Venice)
After the 2008 crisis, millions of citizens demand better social protection policies and workers expect a democratic coexistence of social emancipation mechanisms. At the same time, the world is facing the inadequacy of traditional training systems, increasing unemployment rates, the crisis of representation, decline of social mobility and divergences between productivity and wage growth. Social research induces us to rethink capitalism in a “post-internet” cultural era and the UN, with most of its 17 goals of the 2030 Agenda, acknowledges the loss of rights in the workplace and lack of creativity in education. Many millennials are NEETs; others face a reduction in investment on their education; according to Accenture, “65% of youngsters will perform jobs that do not exist (yet) and 1 job out of 10 is at risk of automation in the OECD countries.”
So is the traditional government intervention for social rights still adequate? We should debate how it can develop. Moreover, which are the skills we need to acquire in the era of the Fourth Industrial Revolution? How can companies evolve to seize those opportunities which come with technological progress and promote safe coexistence of human and artificial intelligence?
The Keynesian welfare state was considered the main suspect of stagflation in the 70s so it is very questionable nowadays. States should probably change the way the welfare state affects lives on a practical level; the universalization of basic income might not be the best choice, as stated in the famous proverb, "Give a man a fish and you feed him for a day; teach a man to fish and you feed him for a lifetime". And what about microfinancing (like that referenced in our article on Muhammad Yunus) for the democratization of innovation and sustainability?
The challenge is to find the peculiarities among us in order to advocate our intuitive creativity and original inspiration, to encourage women to pursue STEM careers, to develop soft skills, and problem-solving and design thinking for a more holistic approach of the worker, whose conscience is in constant change due to the augmented awareness provided by global accessibility to the internet. In the USA, 54% of workers believe that one must constantly improve their skills and 93% of millennials want to invest in their human capital, demonstrating the awareness of the aforementioned approach.
Human creativity, far from the old logic of globalization which crushes the genius loci of peoples and countries, should be a number one priority in education.
A revival of the values of humanism, the uniqueness and the combination of art and technology, will be factors of the so-called “Renaissance 2.0”.
In conclusion, technological progress can be interpreted as a part of a historical phase, one which does not necessarily lead to a scenario of mass unemployment, but it requires simply more inclusive education and decent working conditions in order to avoid an increase in skills mismatch in relation to the labor market (widespread in Italy, about 27% of workers are underqualified while 18% is overqualified). Italy’s digital economy development has one of the lowest scores on the Digital Economy and Society Index (DESI), but we still need to ask ourselves when the use of digital tools is “too much”.
Science Gallery Venice asked the question. We might be doomed by the vice of perpetual digital accessibility. What will be our future if we will use “implantable brain-computer interfaces”(Neuralink), for instance? Humanity must start cultivating the values which define itself, for a better and more balanced future.
Clara Palmisano
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Il lavoro che mi aspetta: come attrezzarsi per le professioni del futuro
(da una conferenza promossa dall'Università Ca’ Foscari di Venezia)
Dopo la crisi del 2008, milioni di cittadini richiedono migliori politiche di protezione sociale e i lavoratori si aspettano una migliore coesistenza democratica dei meccanismi di emancipazione sociale. Tutto questo, mentre il mondo si trova spesso di fronte all'inadeguatezza dei sistemi di formazione tradizionali, all'aumento dei tassi di disoccupazione, ad una crisi di rappresentanza, al declino della mobilità sociale e alle divergenze tra produttività e crescita dei salari.
La ricerca sociale ci induce a riflettere sui cambiamenti della nostra cultura in un'era capitalista "post- internet" e l'ONU, con la maggior parte dei suoi 17 obiettivi dell'Agenda 2030, riconosce la perdita dei diritti sul posto di lavoro e la mancanza di creatività nell'educazione soprattutto rivolta ai più giovani. Molti millennials sono NEETs, altri vedono riduzioni degli investimenti per la loro istruzione; secondo Accenture, “il 65% dei giovani svolgerà lavori che non esistono (ancora) e 1 posto su 10 è a rischio di automazione nei paesi dell'OCSE”.
Ci potremmo quindi chiedere se l’intervento tradizionale del governo nell’ambito dei diritti sociali sia ancora efficiente. Dovremmo discutere poi in merito a come esso possa svilupparsi a partire dalle condizioni attuali. Inoltre, quali sono le competenze che dobbiamo acquisire nell'era della quarta rivoluzione industriale? Come possono le aziende cogliere quelle opportunità che derivano dal progresso tecnologico e promuovere la coesistenza sicura dell'intelligenza umana e artificiale?
Il welfare state keynesiano viene considerato il motivo principale della stagflazione negli anni '70 quindi è molto discutibile che venga riprodotto al giorno d'oggi. Probabilmente dovrebbe cambiare il modo in cui influisce sulle vite a livello pratico; l'universalizzazione del reddito di base potrebbe non essere la scelta migliore: "Dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno; insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita". E che dire del microfinanziamento (come descritto nel nostro articolo su Muhammad Yunus) per la democratizzazione dell'innovazione e della sostenibilità?
Inoltre, la sfida consiste anche nel trovare la peculiarità all'interno degli esseri umani per sostenere la creatività intuitiva, incoraggiare le donne a perseguire carriere nel settore STEM, sviluppare competenze trasversali, problem-solving e design thinking per un approccio più olistico da parte del lavoratore, il cui rapporto con la conoscenza si trova in cambiamento costante a causa dell'accessibilità globale al Web. Negli Stati Uniti il 54% dei lavoratori ritiene che si debbano migliorare le proprie competenze fino alla fine della propria vita e il 93% dei millennials desidera investire nel proprio capitale umano, dimostrando la consapevolezza dell'approccio “olistico” già menzionato.
La creatività umana, lontana dalla vecchia logica di una globalizzazione sorda alle differenze che schiaccia il genius loci di popoli e paesi, dovrebbe essere una priorità numero uno nell'educazione. La rinascita dei valori umanisti, l'unicità e la combinazione di arte e tecnologia saranno un fattore del cosiddetto "Rinascimento 2.0".
In conclusione, il progresso tecnologico potrebbe essere interpretato come una parte di una fase storica che non condurrebbe necessariamente a uno scenario di disoccupazione di massa ma, anzi, che richiederebbe solo un'istruzione più inclusiva e condizioni di lavoro dignitose, per evitare un aumento delle discrepanze tra le effettive competenze e quelle richieste dal mercato del lavoro (molto rilevanti in Italia, circa il 27% dei lavoratori è non è qualificato abbastanza mentre il 18% è “sovraqualificato” per il lavoro che svolge). Lo sviluppo dell'economia digitale italiana ha uno dei punteggi più bassi dell'indice digitale dell'economia e della società (DESI), ma bisogna comunque chiedersi quando il digitale raggiunga un livello per cui si possa definire "troppo".
Science Gallery Venezia ha posto questa domanda. Probabilmente il vizio dell'accessibilità perpetua nel digitale ci condannerà ad ulteriori crisi di identità. Quale sarà il nostro futuro, ad esempio, una volta a contatto con l’utilizzo concreto delle interfacce computer-cervello impiantabili (Neuralink)? L'umanità deve ricominciare a coltivare i valori che la definiscono, per realizzare un giorno un futuro migliore e più equilibrato?
Clara Palmisano
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